Disabilità, Psicologia della vita quotidiana

Barriere architettoniche

La tematica delle barriere architettoniche è poco diffusa, ma nel momento in cui una persona si ritrova ad usare delle stampelle o una sedia rotelle; oppure diventa genitore e utilizza il passeggino per trasportare il proprio figlio; o necessita trasportare qualcosa con un carrello, ecco che inizia a imprecare.

L’eliminazione delle barriere è uno degli obiettivi della Onlus “Vorrei prendere il treno” e giustamente sostiene che non basta occuparsi solo delle barriere architettoniche ma anche di quelle culturali. Infatti, finché la mentalità comune non cambierà non sarà possibile acquisire una sensibilità adeguata per annullare gli ostacoli concreti.

Prima di procede con la lettura vi invito a guardare questo video:

Innanzitutto, dobbiamo combattere il pregiudizio che essere vecchi o avere una disabilità è una condizione di disagio o di inferiorità, immagino che in molti non si sentano coinvolti da questa affermazione, ma provate a rispondere a queste domande: in quanti si tengono lontani dalle persone anziane o dalle persone con disabilità? In quanti evitano contatti con loro perché si sentirebbero a disagio? In quanti davanti a loro si rivolgono alla persona accanto?

Non è una colpa assumere questi comportamenti perché è l’influenza culturale che ci porta a metterli in atto, ma sarà una colpa continuare a utilizzarli una volta che siamo diventati consapevoli della loro esistenza.

Le barriere architettoniche nascondono una credenza errata secondo cui le persone con una disabilità fisica non devono poter girare liberamente impedendo così loro di andare a mangiare una pizza con gli amici; andare a fare shopping; andare al cinema; prendere mezzi di trasporto; andare nei luoghi di istruzione; rivolgersi ad uno specialista perché non ha uno studio adeguato.

Insomma è come dire a una persona che si è fatta male ad una gamba e utilizza la sedia a rotelle, che momentaneamente ha una disabilità intellettiva e relazionale per la quale non c’è rimedio, quindi a causa delle sue incapacità sarà relegata in casa; le sue capacità saranno ripristinate nel momento in cui riuscirà ad alzarsi dalla carrozzina

Vi sembra una cosa sensata?

Se consideriamo l’opportunità di vivere a lungo e l’aspettativa di vita in Italia che è intorno agli 85 anni possiamo da una parte essere felici di collezionare tantissime esperienze, ma dall’altra le barriere architettoniche ci scoraggiano notevolmente: molto probabilmente potremmo giungere a quell’età con uno animo ancora giovane, ma le limitazioni motorie impediranno il superamento delle barriere architettoniche che nel nostro paese sono ancora molte.

Quindi dobbiamo fare delle scelte in merito al nostro futuro e capire se continuare a disinteressarci delle barriere architettoniche e culturali, perché sono un problema di altri, oppure iniziare a fare un investimento per il nostro futuro migliorando la mobilità nei luoghi di nostra competenza e acquisendo maggiore sensibilità nell’individuazione degli ostacoli.

Dott.ssa Samantha