Benessere, Funzionamento psicologico, Psicologia della vita quotidiana

BENE-ESSERE: tra assenza di malattia e qualità di vita.

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L’organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) definisce la salute come uno stato di benessere fisico, mentale e sociale. Questa definizione risale al 1948 e la sua formulazione fu influenzata dalla seconda guerra mondiale che rese invalidi molti uomini per i quali si pose l’obiettivo non di renderli di nuovo sani, ma di garantir loro uno stato di benessere anche in presenza di malattia o infermità.

Tale definizione non è stata rivista, perché il progresso in campo medico e l’innalzamento dell’aspettativa di vita ci permettono di vivere anche in presenza di disabilità, disturbi o malattie croniche.

Questo approccio si chiama bio-psico-sociale, poiché per comprendere e risolvere la malattia il medico deve occuparsi non solo dei problemi di funzioni e organi, ma deve anche rivolgere l’attenzione agli aspetti psicologici e sociali, fra loro interagenti e in grado di influenzare l’evoluzione della malattia.

La definizione dell’OMS, però, risulta di difficile applicazione per i professionisti. Infatti, poiché un solo professionista non può acquisire tutte le competenze richieste, molti di loro finiscono per focalizzare l’attenzione sull’aspetto che più attiene al proprio campo di intervento. A questo proposito, la strategia che l’OMS (1991) suggerisce prevede attività di équipe multi-professionali interagenti al proprio interno e con il paziente.

D’altra parte però nella società il concetto di salute più diffuso è ancora quello di “assenza di malattia” e questa concezione ci limita su due fronti: da una parte ci rende difficile credere che in presenza di una disabilità o una malattia cronica si possa star bene; d’altra parte invece sopportiamo ogni fastidio sottovalutando i sintomi che percepiamo finché questi non diventano insopportabili.

Quindi come poter parlare di benessere?

Il benessere indica la qualità di vita di una persona e pertanto si potrebbe pensare che una persona per star bene dovrebbe cercare di ottenere la migliore qualità di vita possibile sotto l’aspetto biologico, psicologico e sociale.

L’aspetto biologico comprende la salute fisica, che è molto importante ma a differenza di quanto diffusamente si pensi non è l’unico elemento rilevante.

L’aspetto psicologico si riferisce al funzionamento intrapsichico di una persona: alle sue capacità cognitive, al suo modo di ragionare, al suo modo di relazionarsi e interpretare la realtà.

Infine, l’aspetto sociale che racchiude in sé elementi puramente contestuali alla società in cui l’individuo è inserito (famiglia, scuola, lavoro, città, Regione, ecc.) e elementi economici (l’inserimento lavorativo, la fascia economica di appartenenza, ecc.).

I fattori che intervengono a garantire uno stato di benessere sono molti e tra loro si intrecciano, ma ciascuno di noi ha il compito di occuparsi del proprio star bene e di quello dei propri cari con la consapevolezza che non basta e non è necessaria un’ottima condizione fisica per star bene.

Dott.ssa Samantha