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In un articolo precedente abbiamo preso in esame le abitudini indagando che cosa sono e iniziando ad accennare che è possibile intervenire per cambiarle, vediamo insieme quali sono i quattro elementi su cui intervenire.
Il circolo delle abitudini (segnale-routine-gratificazione) ci rivela che quando si crea un’abitudine il cervello non partecipa più al processo decisionale, quindi per modificarla è necessario sostituirla con un’altra oppure eliminarla.
La sostituzione a volte risulta automatica, senza neanche richiedere da parte nostra una piena consapevolezza, mentre altre volte, così come l’eliminazione, richiede una grande motivazione e molta forza di volontà.
La forza di volontà è un’abilità che si può apprendere, insegnare e allenare proprio come un muscolo. Quali sono le palestre della forza di volontà? Le regole e il portare a termine gli impegni presi, infatti tutti noi partecipando a corsi di musica o attività sportive “ci costringiamo” a eseguire un esercizio per un’ora o a correre per quindici giri. In questo modo si viene a formare, sforzo dopo sforzo, una buona capacità di autoregolazione e la forza di volontà diventa un’abitudine.
Il modificare un’abitudine richiede l’impiego di ingenti risorse, basti pensare alle persone che senza risultati cercano di smettere di fumare, chi si ripromette ad ogni nuova occasione di cambiare alimentazione o iniziare un’attività fisica, spesso capita che le buone intenzioni siano oscurate da un imprevisto che ha causato uno spostamento dell’attenzione.
Per cambiare un’abitudine innanzitutto è necessario riconoscere e comprendere questi suoi 4 elementi:
- Il contesto: quando si presenta l’abitudine? Un’abitudine si presenta sempre in un determinato momento, in un particolare luogo, magari proprio quando ci sentiamo in un preciso stato d’animo. Prestare attenzione a questi elementi è il primo passo per diventare consapevoli dell’abitudine e iniziare ad avviare i passi verso la sua modificazione
- Il segnale: quale segnale avvia l’abitudine? Il segnale è lo stato di agitazione, la vista del divano, la sensazione di pace che respirate in casa? Cercate di capire qual è il segnale che avvia la vostra cattiva abitudine.
- Il comportamento abitudinario: quale comportamento viene messo in atto? Spesso, ma non sempre, questo è l’elemento più facile da identificare. È facile capire che non si deve fumare, che non si devono mangiare troppi dolci o che si dovrebbe fare attività fisica, ma altre volte noi non ci accorgiamo di abitudini non sane che riproduciamo senza interrogarci. Queste abitudini che non si palesano ai nostri occhi sono invece molto chiare agli occhi di chi ci sta accanto, osservazioni su alcuni nostri comportamenti a volte ci irritano e ribattiamo senza sintonizzarci veramente, quando invece sarebbe meglio ascoltare l’osservazione dell’altro e domandarsi se non sia giunto il momento di modificare quella abitudine.
- La gratificazione: quale gratificazione motiva la messa in atto dell’abitudine? La funzione di soddisfare un bisogno fa sì che le abitudini siano molto potenti e pertanto difficili da modificare. Il bisogno soddisfatto dal nostro comportamento è l’incentivo che ci mette nelle condizioni di agire in quel modo, è necessario indentificare il bisogno e comprendere se non è possibile soddisfarlo in maniera diversa.
A volte non è semplice individuare questi elementi, quindi si può prevedere un periodo in cui si sperimentano diverse alternative al comportamento abitudinario e osservare quali di queste alternative gratificano maggiormente, quali sono più sane e quali secondo le nostre preferenze decidiamo di adottare.
Quando si decide di modificare un’abitudine è sempre bene mettere in preventivo i fallimenti dai quali non bisogna lasciarsi scoraggiare, le abitudini sono potenti e spesso è necessario allenare la propria forza di volontà per riuscire a intervenire e modificarle.
Riassumendo se sei stufo della solita abitudine, della solita ruota che gira segui questi consigli: inizia a capire com’è la ruota, prova a sperimentare alcuni tentativi per scendere e davanti ai fallimenti non ti arrendere, finché non sarai sceso.
Dott.ssa Samantha