Nell’arco delle nostre giornate trascorriamo molto tempo con altre persone ma non ci rendiamo conto che quello che viviamo non è proprio una condivisione del tempo, ma più una solitudine in compagnia.
La riflessione alla base di questo articolo mi è venuta leggendo di una ricerca su madri con bambini difficili. Queste donne si erano rivolte a dei professionisti per essere supportate nell’accudimento dei loro figli, che risultavano difficili.
I terapeuti hanno ascoltato la richiesta e la situazione descritta dalle madri, poi hanno posto loro una domanda: “Se lei si svegliasse domani mattina e suo figlio fosse tranquillo, come si sentirebbe? Che cosa farebbe?”.
Ogni donna ha risposto a suo modo e l’invito dei professionisti a ciascuna di loro era di mettere in atto quell’azione il giorno dopo, indipendentemente dallo stato emotivo del figlio. Questo cambiamento nelle madri indusse un cambiamento anche nel comportamento nei figli.
Un’altra madre invece parlando con il proprio psicologo in merito alle sfuriate con i figli riteneva che i figli le facevano perdere la testa, ma capivano quando non era più il momento di tirare la corda, perché lei smetteva di urlare. E se la madre non avesse urlato proprio? Forse i figli si sarebbero fermati subito?
Questi sono esempi di come viviamo e condividiamo le nostre vite in modo sbadato. Spesso siamo vicino ad un’altra persona ma l’interazione con lei è nulla perché siamo troppo impegnati a fare altro.
Sempre nello stesso libro in cui ho trovato i due precedenti spunti ho letto di come un professionista abbia invitato delle madri con figli difficili a condividere con loro solo 5 minuti al giorno allontanando tutti gli elementi di distrazione (telefoni, televisioni, etc.) e lasciando che per quel tempo fossero i bambini a gestire il gioco senza imposizioni e aspettative.
Anche in questo caso il cambiamento portato da questa piccola pratica ha avuto notevoli effetti, perché il bambino si è sentito accolto e non ha messo in atto comportamenti provocatori o finalizzati a catturare l’attenzione; d’altra parte per le madri i cinque minuti diventavano poi un momento piacevole ma troppo breve e per questo hanno portato a prolungarlo e a viverlo in più momenti.
Questo ultimo studio credo che sia un importante ammonimento a riprenderci il nostro tempo e dedicarlo alle relazioni in modo consapevole.
Alcuni genitori potrebbero affermare che trascorrono moltissimo tempo con i figli, soprattutto durante le vacanze o le feste, ma per quanto di questo tempo hanno condiviso con loro delle attività?
In alcune coppie si presenta la stessa questione: si condividono spazi, routine giornaliere, ma non ci si guarda in faccia, non si è pronti a supportare l’altro o a chiedergli aiuto.
Trascorrere del tempo a fare progetti, a confrontarsi o a riflettere su questioni forse lontane o forse apparentemente non importanti porta ciascuno di noi a dire qualcosa di più su sé stesso e a poter scoprire qualcosa di più dell’altro.
Dott.ssa Samantha