Benessere, Funzionamento psicologico, Psicologia della vita quotidiana

COVID-19: riflessione sulle relazioni

In fondo all’articolo è possibile ascoltare l’audio-lettura.

Le relazioni rientrano nella definizione di benessere data dall’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) e in questo momento, in cui l’emergenza COVID-19 ci costringe a rimanere in casa è utile riflettere sulle relazioni e sul significato che queste hanno per ciascuno di noi.

L’importanza delle relazioni

Una ricerca condotta dall’Università di Harvard durata per più di settant’anni ha dimostrato come le relazioni, più dei soldi e il successo, permettono di condurre una vita più sana e più lunga. Non tutte le relazioni permettono però di avere questi effetti, infatti questi risultati sono prodotti da relazioni calorose e intime, mentre relazioni fredde e faticose producono effetti opposti. Come ha affermato il responsabile della ricerca, Robert Waldinger, produce maggiore malessere un matrimonio infelice che un divorzio.

Un elemento importante che sottolinea Waldinger è che le relazioni vere richiedono energie e sforzi, pertanto non sono così diffuse. Per ciascuno di noi impegnarsi in una relazione sul lungo tempo è faticoso, anche nelle coppie con un’ottima complicità, ci possono essere dei momenti duri dove gli equilibri vengono meno ed è necessario ritrovare una nuova armonia.

Da queste considerazioni si può dedurre ciò che Wlandinger nel suo discorso afferma esplicitamente: per il tuo benessere non ha rilevanza il numero delle relazioni che tu riesci ad istaurare ma la qualità di queste.

Le relazioni strette tra le mura di casa

Nelle nostre case in questi giorni di emergenza a causa del COVID19 si stanno verificando situazioni estreme e contradittorie.

Nuclei famigliari numerosi si trovano a condividere pochi metri quadrati, spesso con la presenza di persone con età differenti, esigenze diverse e ritmi circadiani agli antipodi.

Dall’altra parte ci sono case con un solo inquilino, che non è disturbato dal rumore ma dal silenzio. Queste persone possono essere anziane e sentire anche la minaccia del virus appostato fuori dalla loro porta pronto a contagiarli al primo errore; altre invece hanno la possibilità di qualche breve passeggiata al supermercato ma una volta tornate a casa si possono ritrovare a rimpiangere le ore in fila scambiando due chiacchiere con chi è davanti o dietro, almeno di un metro e mezzo.

Per fortuna siamo dotati di dispositivi tecnologici che ci permettono di rimanere in contatto ed essere informati, seppur si debba in qualunque caso riuscire a sostenere il peso dell’incertezza. Sentire persone esterne permette di aprire la nostra visuale sulla situazione che stiamo vivendo, ci permette di non limitarci al nostro vissuto, ci dà la possibilità di comprende la portata dell’emergenza che stiamo attraversando. Il contatto con il fuori ci permette di distrarci da quello che sta accadendo dentro le nostre case.

Le relazioni fuori dalle mura di casa

Le relazioni che riusiamo a portare avanti con chi non condivide con noi gli spazi domestici possono essere una piacevole distrazione o una rappresentazione nostalgica di quello che sarebbe potuto essere se non stessimo vivendo una situazione di emergenza.

Il COVID 19 ha creato delle distanze tra di noi: ci impedisce di baciarci, abbracciarci, sfiorarci. Ha imposto un nuovo modo di vivere, apparentemente contraddittorio: “Se vi volete bene state lontani, più lontani possibile”. Ma che effetti può avere questo ordine in una società caratterizzata da persone che si sentivano sole in mezzo alla folla o in un abbraccio?

Questa emergenza COVID-19 ci richiede di inventare nuove forme di festeggiamenti, perché le ricorrenze non vengono meno e se i festeggiamenti in grande stile possono aspettare si sente l’esigenza di continuare a festeggiare i compleanni, gli anniversari, le lauree.

Continuare a festeggiare quando è possibile è molto importante perché ci permette di sentirci vicino e perché ci consente di ricordare che seppur questa non sia la sua forma migliore quella che stiamo vivendo è Vita.

Dall’altra parte il COVID-19 sta aumentando le sofferenze legate alla malattia, alla morte, a una perdita. Le misure di sicurezza per limitare il contagio obbligano gli ospedali a non essere accessibili ai visitatori e le persone malate sono costrette a combattere le malattie da soli senza il conforto di una carezza o di una parola ricevute da una persona amata.

Chi perde una persona cara deve accettare che non potrà darle l’ultimo saluto, non potrà trovare conforto nell’abbraccio di un amico o un familiare, non potrà vivere quelle cerimonie di passaggio che permettono all’uomo di accettare l’assenza e di iniziare a elaborare il vuoto lasciato.

Nei momenti di dolore i sentimenti principali sono rabbia e tristezza, ma in questo momento è anche difficile trovare un equilibrio perché se da una parte è legittimo vivere queste emozioni, dall’altra le intense manifestazioni emotive potrebbero far perdere il controllo della situazione nelle nostre case, che sembrano delle pentole a pressione pronte a fischiare.

Tornando al divieto: “Se vi volete bene state lontani, più lontani possibile” mi sorge una domanda: “La solitudine che si provava era vera? La nostra vita piena di appuntamenti, anniversari, ricorrenze, impegni era davvero una vita solitaria?”.

Trovare le risposte

Non abbozzerò risposte alle domande appena formulate, perché le risposte saranno soggettive e intime. Ma quello che questa quarantena ci permette di fare è riflettere su queste domande e sulle nostre relazioni.

Gli studi ci dimostrano che le relazioni hanno un ruolo importante nella nostra vita e la qualità delle nostre relazioni influenza direttamente il nostro benessere, così in questo momento di cambiamenti può essere utile fermarsi a riflettere sulle relazioni che ciascuno di noi vive e può cercare di comprendere come sono state fino all’inizio di questa quarantena, come sono ora e come vorrebbe che fossero in futuro.

Vorrei che chi decidesse di riflettere sulle proprie relazioni mantenga una posizione di osservatore e non quella di un giudice, perché i giudizi implicano una divisione tra bene e male mentre con la riflessione ci si auspica che ognuno prenda consapevolezza del significato che hanno le relazioni interpersonali per se stesso e che questa nuova consapevolezza porti a una migliore qualità delle relazioni e inevitabilmente a un miglior benessere.

Dott.ssa Samantha