Le espressioni sono caratterizzate da un’espressione e da una funzione che come definito in “Intelligenza emotiva” di Daniel Goleman hanno la funzione di aiutare l’uomo ad orientarsi davanti a situazioni difficili e complesse.
In un precedente articolo abbiamo riflettuto su come sia difficile definire le emozioni, ma d’altra parte abbiamo sottolineato come queste abbiano sia connotazioni innate sia connotazioni culturali.
In questo nuovo articolo vorrei parlare delle caratteristiche innate delle emozioni che sono la loro espressione e le funzioni adattive che ciascuna esercita.
COLLERA:
Quando siamo in collera, il sangue ci affluisce in tutto il corpo e anche alle mani rendendo più facile afferrare un’arma o sferrare un pugno all’avversario; la frequenza cardiaca aumenta e una scarica di ormoni, fra i quali l’adrenalina, genera un impulso di energia abbastanza forte da permettere un’azione vigorosa. Proprio questa è la funzione adattiva della rabbia: attaccare qualcuno che ci ha offeso o qualcosa che non è andato come ci aspettavamo.
D’altra parte però Diane Tice, psicologa della Case Western Reserve University, scoprì che dare sfogo alla collera è uno dei modi peggiori per raffreddarla perché gli scoppi di collera alimentano l’attivazione del cervello emozionale, lasciando l’individuo ancora più adirato, di certo non più calmo. Mentre una tattica di gran lunga più efficace era quella in primo luogo di raffreddarsi, e solo dopo, in modo più costruttivo e sicuro di sé, confrontarsi con l’altro per ricomporre la disputa.
FELICITÀ:
La felicità è caratterizzata dalla maggiore attività di un centro cerebrale che inibisce i sentimenti negativi e aumenta la disponibilità di energia. L’organismo è anche in grado di riprendersi più rapidamente dall’attivazione biologica causata da emozioni sconvolgenti e offre all’organismo un generale riposo.
Pertanto la funzione adattiva della felicità è quella di farci percepire uno stato di benessere che ci porta ad approcciare con fiducia tutte le situazioni che incontriamo.
DISGUSTO:
In tutto il mondo l’espressione di disgusto è la stessa, e invia il medesimo messaggio: qualcosa offende il gusto o l’olfatto. Come già detto da Darwin, l’espressione del disgusto (il labbro superiore sollevato lentamente mentre il naso accenna ad arricciarsi) indica il tentativo primordiale di chiudere le narici colpite da un odore nocivo o di sputare un cibo velenoso.
La funzione adattiva del disgusto è quella di evitare il contatto con ciò che non ci piace o che ci può recare danno.
PAURA:
Quando abbiamo paura, il sangue fluisce verso i grandi muscoli scheletrici, ad esempio quelli della gamba, rendendo così più facile la fuga e al tempo stesso facendo impallidire il volto, momentaneamente meno irrorato. Allo stesso tempo, il corpo si immobilizza, come congelato, anche solo per un momento, forse per valutare se non convenga nascondersi.
Si può dedurre che la funzione adattiva della paura è quella di evitare il pericolo o prepararsi in modo adeguato all’affrontarlo, infatti la paura ci permette di essere prudenti in situazioni in cui ci sentiamo minacciati, proviamo a pensare a nevicate copiose che ci costringono in casa, oppure ci stimola a investire molte risorse per affrontare una situazione impegnativa, come un esame universitario.
TRISTEZZA:
La tristezza è caratterizzata da una caduta di energia ed entusiasmo verso le attività della vita, in particolare per le distrazioni e i piaceri
La sua funzione fondamentale è di farci adeguare a una perdita significativa, ad esempio a una grande delusione o alla morte di qualcuno che ci era particolarmente vicino. La chiusura in sé stessi ci dà l’opportunità di elaborare il lutto per una perdita o per una speranza frustrata, di comprendere le conseguenze di tali eventi nella nostra vita e, quando le energie ritornano, di essere pronti per nuovi progetti.
In conclusione possiamo osservare come le funzioni e le espressioni siano correlate e coerenti. Inoltre poiché la psicologia ha da sempre avuto la cattiva abitudine di osservare le emozioni, ponendo l’attenzione sulla loro manifestazione clinica, possiamo invece qui riflettere che le emozioni non sono qualcosa di negativo che porta alla psicopatologia, ma hanno la funzione di bussola per orientare l’uomo in situazioni molto complesse.
Dott.ssa Samantha
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