Gli alunni spesso danno per scontato il diritto di apprendere e attuano dei comportamenti che cercano di sabotare il loro interesse di apprendere e conoscere, quindi come far emergere in loro il desiderio di apprendere?
La società attuale richiede che oltre al periodo necessario per acquisire titoli di studio prestigiosi si debba continuare a formarsi e informarsi in merito alle nuove pratiche e alle nuove tecnologia. La fase di apprendimento pertanto non è più caratteristica di un periodo ma rimane una costate durante tutta la vita. Di conseguenza far nascere nei giovani di oggi l’attitudine ad apprendere non è solo un dovere di coloro che esercitano ruoli di educatori ma è anche il miglior regalo che possiamo far loro.
Alla base dell’apprendimento c’è la consapevolezza che esiste qualcosa che l’individuo ancora non conosce e questo qualcosa non deve essere troppo banale né troppo difficile da comprendere, si deve posizionare ad una giusta distanza affinché l’individuo desideri fare lo sforzo necessario per compensare la mancanza.
Pensiamo questa azione come un fosso da oltrepassare, se lo giudichiamo troppo ampio per le nostre capacità non ci proveremo neanche mentre se al contrario lo giudicassimo troppo banale non ci porremmo neanche la questione e non potremmo esser soddisfatti del nuovo traguardo raggiunto.
A questo proposito ritengo che uno dei compiti degli adulti sia quello di aiutare i ragazzi ad essere consapevoli del vuoto che sussiste tra ciò che conoscono e ciò che ancora dovranno conoscere. La strategia che ritengo migliore a questo proposito è di invitare i ragazzi a fare domande, d’altra parte noi adulti non dovremmo giudicare la qualità di esse poiché lasciare domande senza risposta o rispondere dicendo che si è già risposto induce i ragazzi a inibire i propri interrogati e il loro desiderio di conoscere.
Un altro modo per mettere in connessione gli alunni con il sapere è quello di mettere a loro disposizione gli schemi e gli strumenti di ciascuna materia rendendo evidente che questi sono i mezzi con i quali potranno interpretare il mondo in chiave letterale, fisico, matematico, musicale e quant’altro. Molti alunni si domandano perché devono studiare materie che apparentemente non gli serviranno mai nella vita, l’errore alla base di questo pensiero è che lo studio sia fine a se stesso e che non abbia lo scopo di formare gli alunni un po’ come un vasaio modella la creta per creare dei vasi, con la differenza che il vaso-alunno è modellato da più insegnanti perché gli obiettivi della vita di una persona sono più complessi rispetto a quelli di un vaso.
D’altra parte però mi sento di invitare gli adulti ad accettare gli sbagli e le scelte dei giovani senza giudicare. Potremmo prendere in considerazione la similitudine della stortura della vite per comprendere meglio che dovremmo accettare che i ragazzi intraprendano anche strade non convenzionali non facendo mai mancare il supporto, anche quando lo rifiutano.
Frequentando diversi gradi di istruzione mi è possibile osservare come il desiderio di apprendere cambi nel corso dello sviluppo: alla scuola primaria è presente in tutti i bambini il desiderio di conoscere; in seguito alla scuola secondaria questo desiderio rimane solo in pochi se non esclusivamente in chi ottiene risultati migliore; mentre all’università è presente in chi ha tenuto duro e finalmente può indirizzare questa spinta in un campo specifico che poi sarà presumibilmente la sua professione. Pertanto è importante aiutare i nostri ragazzi a mantenere il desiderio ad apprendere anche davanti le difficoltà.
Dott.ssa Samantha