L’attesa del Natale
Il Natale è una festività carica di significato sia per ciò che simboleggia in ambito religioso sia per il contesto commerciale che è stato costruito intorno ad esso. Questa ricorrenza prevede persino un periodo di attesa della festività stessa.
Per i credenti la preparazione al Natale si chiama Avvento e può durare quattro o sei settimane, mentre per gli agnostici lo stesso intervallo di tempo non ha un nome specifico, ma per molti questo è un periodo caratterizzato dall’attesa e dalla frenesia per farsi trovare pronti il 25 dicembre.
La religione ha acquisito molti spunti dall’ambiente familiare e quotidiano, probabilmente perché sin da subito ha avuto l’intento di parlare a tutti e anche ai più poveri di risorse. Così per il Natale tutti ci trasformiamo in una madre, un padre, un fratello o una sorella che attendono la nascita di un nuovo componente della famiglia.
Gli adulti preparano concretamente gli spazi e ciò che occorre per festeggiare: si pensa ai menù delle festività, si cucina, si addobba la casa e si preparano i doni per gli altri; invece i più piccoli cercano di mostrarsi più maturi e tentano di evitare capricci: per l’arrivo di Gesù bambino devono comportarsi bene così che possano meritarsi dei bei doni.
L’attesa di un nuovo componente della famiglia porta con sé altri elementi che possono essere molto simili a quelli del Natale. Quando si aspetta qualcuno si inizia a fantasticare sul colore dei capelli e degli occhi; si pensa a come sarà lo sguardo o come sarà il suo temperamento; si fanno delle supposizioni su chi verrà al mondo.
D’altra parte la festività natalizia è caratterizzata dallo scambio dei doni. Il dono viene presentato impacchettato e non si conosce il suo contenuto; a volte viene messo sotto l’albero tempo prima e soprattutto i più piccoli devono gestire l’eccitazione di avere davanti a sé un regalo che non possono aprire e così iniziano a fantasticare su che cosa sarà contenuto dentro.
La festa di Natale quindi richiama il linguaggio familiare della nascita di un nuovo componente della famiglia che induce a prepararsi ad accogliere qualcuno di cui si conosce poco o nulla e che quindi sarà una sorpresa.
L’attesa di questa festività ha portato a delle aggiunte, infatti dagli inizi del 1900 si è introdotto il Calendario dell’Avvento, che per ogni giorno dal primo al ventiquattro dicembre racchiude una piccola sorpresa.
Questo strumento è stato inventato nel nord Europa e poi rivisto dalla mamma di Gerhard Lang, un bambino che attendeva con eccitazione il Natale: il figlio continuava a chiedere quanti giorni mancassero alla festa e la madre per aiutarlo a quantificare il tempo utilizzò questo strumento.
Il Calendario dell’Avvento, che era stato inventato per aiutare un bambinoa contenere la sua eccitazione per la festività natalizia, oggi è diventato unelemento caratteristico del Natale stesso, infatti prima ancora di attendere diaprire i regali si attende con gioia l’apertura della prima casellina delcalendario. Insomma come disse Gotthold Ephraim Lessing e come ci ricorda unanota pubblicità televisiva:
“L’attesa del piacere è essa stessa un piacere”.
Il significato psicologico dell’attesa
Questa festività ci conduce ad una profonda riflessione sull’attesa e sul suo valore.
Come abbiamo appena visto, già dal ventesimo secolo è stato necessario inventare uno strumento che potesse supportare i bambini nello sviluppo della capacità di attendere ed oggi è ancora più difficile per i nostri bambini posticipare il raggiungimento del piacere.
Attendere vuol dire provare un desiderio, che può essere quello di poter aprire un regalo, e saper posticipare l’azione controllando l’istinto ad agire. Questa abilità è tutta umana, infatti è deputata ad un’area del cervello caratteristica nella struttura cerebrale dell’uomo, chiamata area prefrontale.
Inoltre l’espressione del desiderio richiede una capacità di espressione linguistica che gli animali non hanno, poiché questi a fronte dell’impulso di un bisogno agiscono immediatamente per il suo soddisfacimento senza analizzare le condizioni e senza la programmazione della sequenza di azioni da compiere.
La pianificazione nell’agire è una capacità che ha portato gli esseri umani a raggiungere obiettivi che non erano mai stati raggiunti dagli altri essere viventi, infatti il poter scomporre un obiettivo in sotto-obiettivi permette di poter suddividere la fatica rendendola più affrontabile per l’individuo.
L’altra faccia della medaglia di questa capacità è appunto l’investire risorse e fare fatica per un obiettivo che non è subito raggiungibile, per un desiderio che non è immediatamente soddisfatto. Questa abilità viene altrimenti chiamata tenacia o forza di volontà.
Walter Mischel ha condotto un famoso esperimento sull’autocontrollo dei bambini dai quattro ai sei anni. La situazione sperimentale era svolta in una stanza vuota dove il bambino aveva a disposizione un marshmallow, ma fu informato che se avesse resistito alla tentazione di mangiarlo ne avrebbe ricevuto un altro dopo un quarto d’ora.
L’esperimento voleva indagare la capacità dei bambini nel differire la gratificazione e permise di osservare che un terzo del campione riuscì a non cedere alla tentazione per ottenere il doppio delle caramelle. Inoltre alcuni follow-up permisero poi di indagare i correlati nello sviluppo di questa abilità e gli studiosi osservarono che i bambini in grado di posticipare la gratificazione divennero adolescenti più responsabili e ottennero migliori risultati ai test di ingresso universitari.
Questo esperimento ha rivelato quindi che la capacità di attendere può avere dei risvolti rilevanti nel ciclo di vita influenzando i comportamenti degli adulti che sono stati bambini in grado di posticipare la gratificazione.
Da adulti diamo per scontato che se aprissimo il forno prima del tempo necessario per la cottura della torta questa “si sgonfierebbe” oppure sappiamo che piantando il seme di un melo non potremo beneficiare di un suo frutto già l’estate successiva. D’altra parte comprendere l’importanza dell’attesa in età evolutiva può aiutare gli individuo a pianificare obiettivi ambiziosi, realizzabili a lungo termine senza demordere e abbandonare il percorso.
La festività natalizia ci dà un’importante occasione per rallentare i nostri ritmi, imparare ad attendere e prepararci all’incontro proprio come dei genitori che attendono un figlio. Se nella genitorialità non si conosce il bambino che nascerà, così a Natale riproponiamo la sorpresa di un dono impacchettato di cui non si conosce il contenuto; ma l’elemento centrale è l’attesa perché se Bacone e Benjamin Franklin affermavano che
“Il tempo è denaro”
in una società come la nostra in cui il tempo non è mai abbastanza, tutto ciò che richiede tempo acquisisce valore e di conseguenza dimostriamo che tutto ciò a cui dedichiamo il nostro tempo per noi ha valore.
Dott.ssa Samantha