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La grinta: educarla ed educarsi

A volte ci lamentiamo che noi stessi o qualcuno vicino a noi non ha molta grinta. Vorremmo che davanti ad un limite tutti intervenissero sempre con determinazione, invece a volte capita di arrendersi, di vedere il compito non alla nostra portata e di non giudicarci all’altezza della situazione.

La grinta ci aiuta a modificare situazioni che altrimenti ci starebbero strette e molte delle interviste del “Podcast DSA: Diversi Successi nell’Apprendimento sono esempi di come situazioni complesse che non sembravano modificabili, non sono solo state trasformate ma hanno anche portato a risultati inaspettati.

Il libro “Grinta” di Angela Duckworth dà numerosi spunti per riflettere sulla propria grinta e il capitolo che più mi ha coinvolto è stato quello intitolato “Come educare alla grinta” che mi ha fatto riflettere sul fatto che non possiamo solo educare gli altri ma anche noi stessi.

Nel capitolo l’autrice mette a confronto due famiglie che sembrano opposte. La famiglia Young è una famiglia autoritaria, molto concentrata su rigidi modelli di vita; mentre la famiglia Martinez presenta un modello permissivo nel quale non ci sono stili di vita da seguire.

In entrambe le famiglie sono cresciuti due personaggi di spicco che con perseveranza e passione hanno raggiunto ottimi risultati nel loro ambito di interesse. Steve Young è una leggenda del football americano, mentre Francesca Martinez è indicata come una dei migliori comici del Regno Unito.

Entrambi hanno raggiunto risultati così elevati grazie alla determinazione e alla dedizione, in altre parole grazie alla loro grinta.

Ma come è stato possibile che da due famiglie strutturalmente opposte entrambi siano riusciti a sviluppare una grinta tale da raggiungere obiettivi così ambiziosi?

La grinta non si insegna con un metodo rigido?

Lo studio di Angela Duckworth ha osservato che la grinta non si sviluppa grazie ad uno stile genitoriale autoritario o permissivo, ma per mezzo di altri due ingredienti che sono il sostegno e la fermezza.

Da un’attenta analisi l’autrice ha osservato che la famiglia Young era sì rigida, ma anche affettuosa; mentre la famiglia Martinez era tenera ma severa. Pertanto, ciò che può essere utile per sostenere la grinta e di conseguenza l’autostima di un ragazzo sono la presenza di adulti in grado di comprendere i bisogni di affetto, di limiti e di libertà per sviluppare appieno le sue potenzialità.

In altre parole possiamo affermare che nel gioco della vita di ogni ragazzo ci vorrebbero degli adulti che lo aiutino a individuare punti di debolezza e punti di forza per investire nel migliore dei modi le proprie risorse; che lo guidino a mantenere l’impegno preso; che da bordo campo facciano il tifo per lui durante le competizioni.

E quando invece si tratta di noi stessi?

L’analisi dei bisogni è affidata a noi e dobbiamo definire i limiti e i bisogni; motivarci da soli ricordandoci ciò per cui stiamo faticando e non abbandonando l’impegno davanti agli sforzi. Per riuscire in questo compito così difficile è utile avere una buona autostima, perché saremo sempre noi stessi a dover fare il tifo a bordo campo durante le competizioni.

Dott.ssa Samantha