In un precedente articolo abbiamo cercato di definire che cosa sono e quali sono le funzioni esecutive, mentre con questo articolo vogliamo indagare lo sviluppo delle funzioni esecutive in adolescenza.
Le funzioni esecutive si sviluppano fino all’adolescenza, ma in tempi diversi in ciascuno e proprio per questo alcuni genitori si arrabbiano quando i propri figli lasciano gli oggetti nei luoghi sbagliati, quando si dimenticano di portare a scuola i compiti svolti a casa oppure quando si inventano scuse per non portare a termine un’attività iniziata.
I bambini e gli adolescenti che hanno difficoltà nelle funzioni esecutive vengono spesso etichettati come “pigri”, “sbadati” o “distratti”.
Le loro problematiche spesso si manifestano nell’ambito scolastico con errori di disattenzione, distrazioni frequenti. A casa invece i bambini con queste difficoltà possono perdere le loro cose, faticare a ricordare azioni anche abitudinali, non portare a termine le attività a loro assegnate oppure hanno reazioni emotive intense.
Le difficoltà con le funzioni esecutive possono anche avere un impatto sui rapporti sociali, poiché le dimenticanze o i ritardi possono essere intesi come manifestazioni di disinteresse per la persona coinvolta; le frasi fuori luogo possono essere interpretate come critiche o insulti.
Le funzioni esecutive non si sviluppano solo spontaneamente ma possono anche essere insegnare. Il primo passo per aiutare un ragazzo con queste difficoltà è comprendere che cosa significa davvero questa espressione e quali sono le specifiche abilità coinvolte (pianificazione, organizzazione, spostamento dell’attenzione, problem-solving e autocontrollo).
La regione del cervello che è stata associata alle funzioni esecutive è la corteccia prefrontale e il lobo frontale, che sono aree che continuano a svilupparsi fino ai primi anni dell’età adulta.
Le funzioni esecutive sono fra le ultime a terminare la piena maturazione durante lo sviluppo. Per questo motivo bambini e adolescenti in età scolare possono presentare ancora comportamenti-problema legati l’incompiuta maturazione di questa area cerebrale e l’incompleta acquisizione delle funzioni esecutive.
Spesso sembra che al ragazzo con difficoltà nelle funzioni esecutive manchi quello che per gli adulti è semplice buonsenso, quindi ci si potrebbe sentire frustrati nel dover dare indicazioni che sembrano scontate, che ci si auspica che il ragazzo davanti a noi abbia già acquisito.
Le strategie per insegnare a un adolescente a interiorizzare delle routine, come rifare il letto, riordinare la stanza, finire i compiti, preparare lo zaino o la borsa per le attività sportive o ricreative, includono modellizzazione, ripetizione e coerenza.
La modellizzazione è caratterizzata dal comportamento dell’adulto che risulta essere un modello per il ragazzo che osserva, spesso solo condividere lo stesso ambiente con una persona che fa un’attività diversa dalla nostra ci permette di acquisire delle competenze e delle abilità, anche solo con un’osservazione distratta.
La ripetizione è il riproporre lo stesso modello più volte sempre nel medesimo modo così che possa essere appreso in un unico schema, una volta acquisita l’abilità base si potranno prendere in considerazioni casi specifici e particolarità.
La coerenza permette di mettere in azione attività che hanno un senso e a volte può essere utile spiegare il perché di un gesto o l’importanza dell’ordine in cui si fanno le cose. La riflessione sulla coerenza delle azioni che si mettono in atto può essere utile anche per rivedere alcuni comportamenti.
Spesso i genitori restano bloccati nella modalità di “sopravvivenza quotidiana”, preoccupandosi che i figli arrivino a scuola al mattino o finiscano i compiti a un orario decente investendo molto del loro tempo e del loro impegno, ma potrebbe essere utile investire un programma giornaliero in cui ci sono piccoli compiti da portare a termine e prevedere delle ricompense a fine giornata.
Una attività che può essere stimolante è quella di organizzare insieme ai ragazzi delle gite nel fine settimana o le vacanze. L’organizzazione di queste attività sono situazioni complesse di problem solving perché è necessario porre l’attenzione su più elementi e metterli insieme per riuscire a pianificare delle attività adatte alle persone coinvolte.
Se prendiamo in considerazione una semplice gita alcune domande da porci sono: dove andare? Come andare? Dove mangiare? Preparare dei panini? Quanto tempo impiegare? Quale itinerario scegliere? Quali zaini utilizzare? Quanta acqua portare? E ce ne sarebbero molte altre.
Dott.ssa Samantha