Il senso di autoefficacia assume una significativa importanza nel momento in cui influenza i processi psicologici, in particolare quelli cognitivi, motivazionali, affettivi e decisionali.
Questo articolo è tratto dal libro “Il senso di autoefficacia – Aspettative su di sé e azione” a cura di Albert Bandura.
Processi cognitivi
Gran parte del comportamento umano, essendo intenzionale, viene regolato dal porsi obiettivi ma questi a loro volta sono influenzati dal senso di autoefficacia: quanto maggiore è l’autoefficacia percepita, tanto più elevati sono gli obiettivi che le persone si pongono e l’impegno che dedicano al loro raggiungimento.
Dopo che una persona definisce i propri obiettivi e le fasi di azioni per raggiungerli deve visualizzare i possibili scenari. Coloro i quali possiedono un alto senso di efficacia visualizzano mentalmente immagini in cui si vedono vincenti e queste immagini forniscono una guida e un sostegno durante il percorso di realizzazione. Invece, coloro i quali dubitano della propria efficacia visualizzano immagini di fallimento e sono in preda a dubbi su se stessi.
Un forte senso di efficacia è necessario per rimanere determinati nel proseguimento dei propri obiettivi di fronte a situazioni difficili e fallimenti. Questi eventi mettono gli individui alle strette conducendo chi ha un basso senso di autoefficacia a ridurre il proprio livello di aspirazione e conseguentemente ad un peggioramento delle prestazioni, mentre chi mantiene un saldo senso di efficacia si pone mete ambiziose e si avvale di un pensiero analitico efficiente ripagando spesso con il successo.
Processi motivazionali
Le convinzioni di efficacia rivestono un ruolo chiave nell’autoregolazione della motivazione.
Una fonte della motivazione è l’attribuzione causale, ossia la tendenza ad attribuire le cause degli avvenimenti all’interno o all’esterno dell’individuo. Chi si considera altamente efficace attribuisce i propri insuccessi a un impegno insufficiente o a circostanze contingenti avverse, mentre chi si considera inefficace tende ad attribuire i propri fallimenti ad una personale scarsa capacità.
In un precedente articolo abbiamo trattato l’argomento degli stili attributivi in ambito scolastico (LINK).
Un’altra fonte della motivazione sono le aspettative del risultato. Gli obiettivi finali solitamente vengono definiti non solo in base alle caratteristiche situazionali ma anche in base alla percezione di quanto si è efficaci, quindi le persone agiscono sulla base delle proprie convinzioni in merito a ciò che è nelle loro possibilità fare. Ne consegue che quando si definisce un obiettivo una parte delle alternative di azione viene scartata perché le persone la giudica al di là della propria portata.
Infine, una fonte della motivazione è anche la capacità di autoregolarsi attraverso azioni tese al raggiungimento di obiettivi e valutazioni delle proprie prestazioni. Ogni qualvolta il soggetto raggiunge o non raggiunge il proprio obiettivo conduce delle valutazioni sulle proprie capacità e sulle proprie caratteristiche, ne consegue che alla definizione dell’obiettivo successivo terrà conto delle valutazioni fatte in precedenza.
Processi affettivi
Il senso di autoefficacia determina anche la quantità di tensione e depressione che provano le persone in situazioni pericolose o difficili in base a quanto si giudicano efficaci nel controllo degli stressor, dei pensieri “ruminanti” e delle manifestazioni ansiose e depressive.
Come abbiamo già definito in un precedente articolo sullo stress (LINK) gli stressor sono gli elementi stressanti. La nostra convinzione su quanto siamo capaci a controllarli influisce sui nostri comportamenti in situazioni pericolose e sulla nostra elaborazione cognitiva delle situazioni. Le persone che considerano i pericoli potenziali come inaffrontabili percepiscono un maggior numero si situazioni minacciose nel loro ambiente, indugiano a considerare i propri limiti, amplificano la gravità dei pericoli possibili e temono eventualità che raramente si verificano. Si tormentano con questo modo di pensare problematico e così facendo danneggiano il proprio livello di “funzionamento”. Viceversa chi ritiene di saper esercitare un controllo sui potenziali pericoli non individua in anticipo tutte le possibili minacce, né si crea pensieri angosciosi su di esse.
Ciascuno di noi è coinvolto in un costante dialogo interno che viene autoprodotto. L’esercizio del controllo sulle “ruminazioni” mentali e i pensieri disturbanti è un secondo strumento attraverso il quale le convinzioni di efficacia modulano l’insorgenza dell’ansia e della depressione, ne consegue che quanto più ci sentiamo in grado di controllare i nostri pensieri più ci sentiamo efficaci nel gestire la nostra vita.
Infine un basso senso di efficacia nelle proprie capacità di esercitare un controllo alimenta l’ansia e la depressione. L’umore e l’autoefficacia si influenzano reciprocamente in modo bidirezionale: un basso senso di autoefficacia dà luogo alla depressione e ad un senso di ansia e di inadeguatezza. Inoltre l’umore depresso, a sua volta, diminuisce la fiducia nelle propria efficacia personale, in un circolo vizioso che porta a una demoralizzazione sempre maggiore.
Processi di scelta
Le convinzioni di efficacia personale possono modellare il corso che la vita assume anche determinando il genere di attività che si intraprendono e i contesti ambientali a cui si sceglie di accedere. In questo processo ognuno modella il proprio destino, scegliendo il tipo di ambiente che ritiene adatto a coltivare certe potenzialità e determinati stili di vita.
Quindi anche in questo caso si viene a creare un circolo vizioso secondo cui il nostro senso di autoefficacia ci conduce a prendere delle decisioni che influenzeranno la nostra convinzione sul nostro senso di efficacia.
In conclusione possiamo affermare che il senso di autoefficacia ha effetti su diversi aspetti psicologici della nostra vita, ma d’altra parte ne è anche influenzato. Pertanto nel caso in cui qualcuno volesse modificare il proprio senso di autoefficacia potrebbe intervenire modificando anche minimamente uno di questi ambiti, cambiare solo una piccola abitudine e osservare l’effetto che questo può avere sugli avvenimenti futuri.
Dott.ssa Samantha