Se all’inizio dei miei studi mi avessero annunciato che avrei lavorato con la disabilità molto probabilmente mi sarei messa a ridere.
La società ha sempre allontanato il concetto di disabilità e le persone disabili. Io ero cresciuta in questo contesto, non avevo intorno a me situazioni che mi avvicinassero a questa realtà e pertanto mi sentivo lontanissima da questo mondo.
Poi la prima esperienza con il Servizio Civile Nazionale e in seguito altre opportunità lavorative mi hanno portato a seguire questo percorso, che ad oggi non è una realtà, ma la mia realtà.
Ormai, con un po’ di consapevolezza, posso affermare che dieci anni fa il mio mettermi a ridere sarebbe stata solo una reazione di inadeguatezza e paura, perché è questo che ti suscita la disabilità quando non la conosci.
Quando invece la vivi quotidianamente capisci che è una mancanza come un’altra, a tutti noi manca qualcosa e ciascuno di noi ha il compito di trovare la migliore strategia per superare l’ostacolo da affrontare:
Non sai cucinare?
Sei troppo pigro per fare qualcosa che vada oltre lo stretto necessario?
Sei sempre troppo arrabbiato per sorridere?
Ognuno si ritrova a fare i conti con se stesso e, grazie all’esempio delle persone che ho incontrato, mi trovo ad essere d’accordo con Scott Hamilton che afferma:
“L’unica disabilità nella vita è una brutta abitudine”.
E a proposito di “Non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire”:
Si può accedere agli articoli del blog su questo argomento mediante la categoria “Disabilità”.
Dott.ssa Samantha