Apprendimento, Mondo della scuola

SE GLI INSEGNANTI FOSSERO TUTTI PUBLIC SPEAKERS?

In fondo all’articolo è possibile ascoltare l’audio-lettura

All’interno di un corso mi è capitato di fare una breve sessione sul public speaking e mi è saltato alla mente il parallelismo tra chi parla davanti ad un pubblico e gli insegnanti che tutti i giorni tengono lezioni.

Ho pensato:

“Ma se gli insegnanti si preparassero ad ogni lezione come fa un public speaker?”

Conosco insegnanti che lo fanno e assistendo alle loro lezioni mi è sembrato che nulla fosse detto per caso, che tutto avesse un senso e l’attenzione non avesse delle deflessioni.

“Se ogni lezione avesse un suo scopo senza che nulla rimanesse in sospeso?”

In questo caso si aiuterebbe l’apprendimento dei ragazzi. Come ci insegnano le serie TV l’effetto suspance fidelizza il telespettatore, ma credete che le sospensioni create da questi professionisti siano casuali? Se anche le lezioni scolastiche avessero una struttura a “puntate” predeterminata e studiata precedentemente si potrebbe studiare come concatenare una lezione all’altra e “fidelizzare” i propri studenti. Inoltre, sempre dalle serie TV sarebbe bene copiare l’idea di proporre un riassunto “delle puntate precedenti” prima di procedere con la lezione successiva.

“Se i tempi di una lezione fossero tenuti in considerazione, senza che la campanella dell’intervallo interrompa il discorso?”

Certo gli imprevisti sono all’ordine del giorno nelle scuole, ma si potrebbero programmare lezioni intense di 30 minuti e nel restante tempo che varia dai 15 ai 30 minuti si possono prevedere delle attività volte a rinforzare ciò che si è appena appreso. In questo modo la lezione viene conclusa e se ci dovessero essere degli imprevisti come interruzioni, procedure burocratiche da portare a termine o prove d’emergenza nulla rimarrebbe in sospeso.

Le indicazioni date ai public speakers e utili anche agli insegnanti riguardando principalmente la struttura del discorso e il comportamento non verbale del docente.

Per quel che concerne la struttura della lezione le indicazioni che vi suggerisco sono le seguenti:

  • Pianificare in anticipo la lezione: il giorno prima domandatevi “Cosa spiegherò a lezione? Cosa devo insegnare ai miei alunni?”;
  • Creare un discorso coerente: rispondere alla domanda precedente individuando un discorso chiaro e armonioso;
  • Soffermarsi sugli elementi più importanti: del discorso appena definito individuare gli elementi più importanti che a fine lezione dovrebbero essere chiari a tutti gli studenti;
  • Valutare accuratamente il tempo: come precedentemente anticipato, considerate il tempo a disposizione e valutate se il discorso preparato è adeguato oppure se è il caso di dividerlo in più lezioni;
  • Utilizzare più canali sensoriali per mantenere l’attenzione: in alcune scuole ci sono le LIM che hanno la stessa funzione dei proiettori disponibili ai public speaker e proprio per questo si possono utilizzare per creare mappe concettuali che possano aiutare a seguire il discorso, per proporre immagini chiave che possano favorire la memorizzazione e la tenuta dell’attenzione;
  • Evitare la ridondanza: gli strumenti utilizzati devono essere integrati, è inutile dire quello che c’è scritto alla LIM perché in entrambi i casi si utilizza un canale verbale che entra in conflitto perché uno è uditivo e l’altro è visivo quindi gli alunni si ritrovano a scegliere se copiare alla lavagna o ascoltare l’insegnante e spesso per semplicità preferiscono la prima. Quindi è consigliabile utilizzare la LIM per una comunicazione visiva che non sia fitta di parole, ma che distribuisca le parole in una mappa concettuale o che proponga immagini.
  • Utilizzare parole e concetti chiave: pensate al “Yes we can” di Obama; probabilmente non si riuscirà a trovare uno slogan per ogni lezione ma mi viene in mente come un’insegnante di letteratura italiana affermava “Dante è un architetto che costruisce cattedrali, mentre Petrarca è un gioielliere”: ad oggi, dopo circa due anni, i ragazzi ricordano le lezioni utilizzando questa stessa espressione;
  • Per lezioni difficili prevedere una pausa intermedia: le pause permettono agli alunni di distrarsi un attimo per poi poter proseguire con attenzione fino alla fine della lezione;
  • Prevedere un’introduzione in cui si riprendono concetti già spiegati e utili per affrontare la lezione che si sta iniziando;
  • Prevedere una parte conclusiva in cui si riassumono i concetti principali chiedendo agli alunni di fare una sintesi o ponendo alla domanda: “Cosa abbiamo imparato oggi?”.

Per quel che riguarda il comportamento non verbale dell’insegnante potrebbe essere utile:

  • Parlare stando in piedi perché gli alunni si sentono più coinvolti e stanno di conseguenza più attenti;
  • Non rimanere fermi ma muoversi nello spazio, il movimento è un altro elemento che favorisce l’attenzione dei ragazzi, anche solo per non farsi scoprire nell’utilizzare lo smartphone;
  • Variare il tono di voce, le variazioni aiutano i ragazzi a mantenere l’attenzione.

Queste strategie per catturare l’attenzione hanno lo scopo di alleggerire le risorse attentive necessarie agli alunni per seguire la lezione a favore delle risorse necessarie per apprendere. Un alunno che investe molte risorse nello stare attento ne avrà meno a disposizione per comprendere e memorizzare la lezione che il docente spiega, dall’altra parte della medaglia un alunno che facilmente è catturato dalla lezione investirà meno risorse nell’attenzione e ne avrà di più per apprendere e cogliere tutte le opportunità offerte dalla spiegazione dell’insegnante.

Dott.ssa Samantha