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Stili attributivi in ambito scolastico

In ambito scolastico spesso si sente parlare di motivazione allo studio, ma in pochi casi si ragiona sullo stile attributivo degli alunni.

In un precedente articolo abbiamo affrontato gli stili attributivi in modo generale individuandone la nascita e le dimensioni psicologiche implicate in esso. Ora vogliamo invece approfondire gli effetti degli stili attributivi in ambito scolastico.

La teoria di Weiner sottolinea come le attribuzioni casuali influenzino profondamente i comportamenti futuri, quindi quando un alunno a fronte di un successo o di un insuccesso cerca delle cause ad esso si interroga su come ha preparato la prova di verifica ma cerca informazioni anche dagli insegnanti.

Un insegnante che afferma: “Bravo! Si vede che hai studiato in modo approfondito!” piuttosto che: “Questo compito era facile e sei riuscito a prendere la sufficienza, la prossima volta studia di più” incide sull’attribuzione casuale dell’alunno: nel primo caso il successo è dovuto all’impegno (dimensione interna) mentre nel secondo alla semplicità del compito (dimensione esterna).

Le attribuzioni di conseguenza incideranno quindi sull’apprendimento scolastico perché influenzano le aspettative di riuscita, la persistenza di fronte alla complessità della situazione affrontata, la scelta del livello di difficoltà del compito, le emozioni, la motivazione, le prestazioni cognitive e il senso di autoefficacia.

Si possono evidenziare tre fenomeni differenti:

  • Le profezie che si autoavverano prevedono che l’atteggiamento positivo o negativo dell’insegnante rispetto ai propri alunni anticipa i successi e gli insuccessi. Quindi è importante che ogni insegnante si ponga in maniera positiva nei confronti delle proposte, della curiosità, della capacità dei suoi allievi, del pensare che ogni allievo possa comunque migliorare ed esprimere al massimo le sue potenzialità.
  • La persistenza nei compiti: i ragazzi che attribuiscono principalmente all’impegno i loro successi o insuccessi insistono maggiormente nei compiti più difficili. Pertanto sarebbe auspicabile che in tutte le classi si riesca a far comprendere agli alunni che i loro risultati siano raggiungibili essendo determinati e tenaci. Ne consegue che oltre alle doti innate venga premiato anche l’impegno.
  • L’impotenza appresa (learned helplessness), si riferisce all’atteggiamento rinunciatario della persona, per cui chi è abituato a non riuscire crede di non farcela in situazioni simili a quella in cui ha fallito. Questa idea, secondo la quale non è possibile fare niente per riuscire bene, porta il soggetto ad abbandonare subito il compito, senza persistere o provare strategie alternative di risoluzione. Solitamente questo approccio si viene a delineare come conseguenza di una sequenza di insuccessi ed è necessario interrompere la sequenza affinché non rinforzi ulteriormente tale credenza.

La motivazione all’apprendimento non è quindi un processo semplice e unitario, ma è un insieme di esperienze che si differenziano da soggetto a soggetto. Ogni alunno vive un proprio percorso scolastico e gli insegnanti devono prestare attenzione allo stile attributivo di ciascun alunno e aiutarlo a modificarlo qualora si creino situazioni di disagio.

Gli stili attributivi sono bussole che possono aiutarci a interpretare il mondo intorno a noi (Dov’è il nord? E il sud?) e a individuare la strada verso la quale siamo diretti (Io devo andare ad Est!).

Dott.ssa Samantha