Apprendimento, Mondo della scuola, Psicologia della vita quotidiana

Tempo di… Compiti delle vacanze!!!

In fondo all’articolo è possibile ascoltare l’audio-lettura

Si sta concludendo un altro anno scolastico e insieme alle vacanze si pone la questione dei compiti delle vacanze, riflettiamo sulla loro funzione.

Qualche anno fa, al rientro a scuola, un padre di Varese aveva scritto una lettera alle insegnanti affermando di aver trascorso le vacanze estive con il figlio seguendo i suoi interessi e le sue aspirazioni, ma senza svolgere i compiti delle vacanze.

Questo mettersi in contatto con i propri figli migliora la comunicazione e aiuta i giovani a individuare i propri interessi e le proprie attitudini.

La lettera presentava anche dei punti critici e sono quelli che si riferisco ai compiti e all’istituzione scolastica.

A volte si ha la sensazione che i compiti vengano assegnati senza pensare a quali siano gli obiettivi da perseguire, ma non è così. Per evitare fraintendimenti, gli insegnanti potrebbero riflettere sull’utilità di ogni compito assegnato e investire del tempo nella correzione al rientro delle vacanze; dall’altra parte i genitori, qualora avessero bisogno di chiarimenti, potrebbero chiedere un confronto con i docenti in modo da collaborare al raggiungimento degli stessi obiettivi.

Per avviare una riflessione sulla motivazione che spinge all’assegnazione dei compiti estivi potremmo considerare la scuola una palestra e il mondo del lavoro una competizione, per la quale un atleta professionista non salterebbe neanche un giorno di allenamento, e potremmo così paragonare i compiti delle vacanze a un allenamento leggero che mantiene “freschi” gli apprendimenti appresi nei mesi di scuola.

Un altro passaggio della lettera afferma: “Voi avete nove mesi per dargli nozioni e cultura, io tre mesi per insegnargli a vivere” e il messaggio comunicato è che il dare nozioni e l’insegnare a vivere siano compiti separati e delegati in modo disgiunto alla scuola e alla famiglia. Nella mia esperienza però ho notato che questi apprendimenti si intrecciano: la scuola può anche insegnare a vivere così come le famiglie possono anche trasmettere nuovi contenuti. Pertanto si potrebbe creare un dialogo tra scuola e famiglia affinché si provi a collaborare per il bene dei ragazzi.

Inoltre, il reale protagonista della vicenda è Mattia, un bambino presentato come intelligente e brillante al quale i nove mesi scolastici probabilmente bastano per capire e consolidare gli apprendimenti, ma non è così per tutti gli alunni: a volte nasce la necessità di continuare a casa il lavoro iniziato a scuola e si potrebbero sfruttare le vacanze estive per trovare il tempo necessario per farlo.

Infine, sarebbe bene che i genitori, qualora prendessero decisioni diverse da quelle degli insegnanti, si assumessero le proprie responsabilità e chiedessero un confronto piuttosto che delegare la comunicazione della propria presa di posizione ad un avviso sul diario che il figlio dovrà mostra al docente.

Quindi, dato che gli insegnanti saranno nelle scuole fino al 30 giugno se nascesse in voi il desiderio di aprire un dialogo in merito ai compiti delle vacanze potreste chiedere un colloquio agli insegnanti.

Dott.ssa Samantha