Disabilità, Film

“Tommy e gli altri”: guardare in faccia l’autismo!

Tommy e gli altri” è un documentario che approfondisce la situazione di alcune famiglie di ragazzi autistici in Italia. Questo lavoro è stato realizzato da Gianluca Nicoletti, giornalista e scrittore oltre che padre di Tommy, un ragazzo autistico.

Il documentario mette bene in evidenza come non esiste un autistico simile ad un altro, personalmente credo che non esista una persona uguale ad un’altra e preferisco soffermarmi sull’essere umano più che sulle categorie alle quali appartiene, ma le categorizzazioni e i pregiudizi li abbiamo inventati per orientarci, purtroppo.

Durante la presentazione del film al Senato, Nicoletti sedeva tra Tommy, suo figlio, e Achille entrambi appartenenti allo spettro autistico. Tommy viene definito a basso funzionamento perché la sua capacità comunicativa è poco sviluppata, quindi potremmo facilmente sentirci “più competenti” di un autistico se ci confrontassimo con lui, ma vi sfido a sentirvi più competenti di Achille, ragazzo ad alto funzionamento che nel film-documentario sfoggia le sue straordinarie capacità comunicative e interpretative.

Durante  il film ho ritrovato diversi passaggi dei libri scritti da Nicoletti e un concetto ripreso più volte nei libri e nel documentario riguarda la libertà.

Nel libro “Una notte ho sognato che parlavi” l’autore scrive:

“Tolti gli impegni strettamente professionali e quelli familiari, che sono soprattutto dedicati alla cura concreta di figli minori, ogni individuo in linea di massima dovrebbe sentirsi libero di decidere come passare il proprio tempo; e gli unici fattori limitanti potrebbero essere la salute e la disponibilità economica.

Il figlio autistico impedisce che questo pensiero di libertà possa anche solo accennarsi. Nessuno ha più tempo per sé con un figlio del genere, soprattutto perché non può essere abbandonato nemmeno un istante, anche quando è bello grande e gli è spuntato il pelo. Vale quindi la regola che sia lui a decidere per te. Anche se non lo farà mai con misurata consapevolezza.”

Questa è una situazioni in cui i genitori smettono di essere persone con differenti ruoli e con delle passioni rimanendo impostati sull’unico ruolo di genitore e agendo solo per il bene del proprio figlio. Ma dove finiscono i bisogni e le necessità? Dove vengono relegate la libertà, la noia e la rabbia?

A conclusione di questa giornata di sensibilizzazione sorge spontanea la domanda:

“Cosa possiamo fare noi?”

mi viene da rispondere con un gioco di parole e di significati:

Guardare in faccia l’autismo anche se per lui noi non esistiamo”.

E questo è possibile conoscendolo e riconoscendolo, essendo comprensivi senza pietismi e non ferendo. Mi è rimasto impresso un episodio del documentario in cui la mamma di Simone mettendosi a nudo ha raccontato della sua sofferenza nel vedere un’altra mamma sorridere per il continuo dondolare di suo figlio. Probabilmente se chiedessimo all’estranea spiegazioni sul suo ridere ci risponderebbe che non era sua intenzione ferire e che non stava deridendo, ma come spiegare alla mamma di Simone che ciò che a lei la preoccupa e la ferisce quotidianamente può provocare differenti emozioni e azioni in un’altra persona?

Dott.ssa Samantha